
Scritto da Massimo Privitera e Davide Leo. Pubblicato in Interviste
http://www.colonnesonore.net/contenuti-speciali/interviste/5844-hans-zimmer-si-racconta.html
Cerco di rendere questo mondo un posto più colorato e rumoroso: Hans Zimmer si racconta!
Il pluripremiato compositore tedesco, naturalizzato americano, Hans Zimmer (120 vittorie e 231 candidature a vari prestigiosi premi come riportato dal sito IMDB), aggiudicatosi l’Oscar nel 1995 per la colonna sonora del film d’animazione Disney Il re leone di Roger Allers e Rob Minkoff, e nominato dalla Academy altre nove volte (Rain Man – L’uomo della pioggia, Uno sguardo dal cielo, Qualcosa è cambiato, La sottile linea rossa, Il principe d’Egitto, Il gladiatore, Sherlock Holmes, Inception, Interstellar e Dunkirk), è venuto in Italia su invito dell’appassionata e simpaticissima Dirigente responsabile e Direttrice del View Conference, la Professoressa Maria Elena Gutierrez (https://www.viewconference.it/), evento tenutosi dal 21 al 25 ottobre scorsi presso OGR (Officine Grandi Riparazioni) in Corso Castelfidardo 22.
Evento davvero importante dedicato al cinema, alla computer grafica e agli effetti speciali, con ospiti sempre di grande rilievo, che in passato ha visto il compositore Michael Giacchino (Lost, Up, Gli incredibili) tenere una conferenza sulla musica per film. Quest’anno è toccato ad Hans Zimmer che davanti ad un pubblico di tutte le età, tra cui molti colleghi da più parti del mondo e lavoratori della Settima Arte in molteplici campi, in maniera affabile e gioviale li ha intrattenuti per un’ora parlando del suo amore per la musica per immagini.
Subito dopo una sorpresa speciale per il Maestro premio Oscar: una straordinaria e tenera performance in soli quindici minuti degli alunni della classe Quinta di Feletto, nonché gli scolari delle classi Quarta e Quinta di Chiaverano, tutti diretti dal maestro Bruno Lampa, eseguendo con flauti e percussioni di varia natura quattro pezzi noti delle colonne sonore zimmeriane, con il compositore che alla fine dell’esibizione sale sul palco felicissimo e commosso, dopo averli ripresi con il suo cellulare tutto il tempo, abbracciando il maestro Lampa e dando il cinque ai bimbi in prima fila, emozionatissimo.
Alla fine della sua conferenza ha ricevuto nel proprio camerino i compositori Kristian Sensini (Rock in My Pockets, Provaci ancora Prof), Vito Lo Re (La ragazza nella nebbia) e Fabrizio Campanelli (Solo un padre, Nemiche per la pelle, Come diventare grandi nonostante i genitori), membri dell’ACMF – Associazione Compositori Musica per Film, che gli hanno consegnato la qualifica di Socio Onorario. La consegna della pergamena che ha sancito il riconoscimento cine-musicale al compositore tedesco è stata foriera di apprezzamenti e sorrisi, nonché un videomessaggio da parte di Zimmer stesso al Socio Onorario dell’ACMF, Ennio Morricone, anche presidente onorario di ACMF, (altri soci onorari sono Nicola Piovani, Michael Nyman e Roger Waters), che ammira da molti anni e segue con attenzione cinefila e professionale.
Il presidente dell’ACMF Pivio ha dichiarato: “ACMF è estremamente orgogliosa di poter accogliere al proprio interno il maestro Hans Zimmer. La sua opera di sperimentazione nel mondo delle colonne sonore è ormai da decenni continua fonte di ispirazione e lo colloca definitivamente tra i grandi di questa magnifica arte. E ci piace sottolineare che lui stesso abbia più volte ribadito quanto a sua volta il lavoro del nostro presidente onorario, il maestro Ennio Morricone, sia stato un suo punto di riferimento. In qualche modo il cerchio si chiude. Un grande applauso ad Hans Zimmer.”
Da sx a dx: Vito Lo Re, Kristian Sensini, Hans Zimmer, Maria Elena Gutierrez e Fabrizio Campanelli durante la consegna della targa
Di seguito la conferenza di Hans Zimmer e il video della medesima in inglese:
Buongiorno a tutti. Non parlo italiano, potrei parlare in tedesco ma non so quanti mi capirebbero… Ad ogni modo, il linguaggio di cui voglio parlare oggi è il linguaggio della musica. Credo davvero che esso sia un linguaggio autonomo, è un linguaggio che apre le porte alle emozioni; con la musica posso esprimere cose che voi tutti cercate di esprimere ma che non riuscite davvero a dire solo con le parole e le immagini. Con essa io cerco di fare da tramite verso la storia di un film. Non posso davvero parlare del significato della storia attraverso la musica, ma c’è qualcosa riguardante l’esperienza del pubblico che trascende l’eleganza delle immagini e la bellezza delle parole, ed è ciò che la musica fa, aprendo porte e permettendoti di entrare, dandoti la possibilità di avere un’esperienza, di provare un’emozione. Quello che io cerco di fare non è dirti cosa devi provare – se devi sentirti innamorato, triste o altro… –, voglio che tu abbia una sensazione autonoma, un sentimento autonomo dell’esperienza. Un’altra cosa che riguarda la musica è che si svolge in tempo reale, e gli attori coinvolti in questo sono i musicisti, perciò devi essere molto accorto con loro, devi cercare di far capire loro ciò che bisogna trasmettere… Perché potremmo davvero avere un approccio sbagliato, potremmo raccontare la storia in maniera sbagliata. Ma se invece abbiamo il giusto approccio, possiamo ottenere uno strato di emotività, uno strato di quel linguaggio segreto – la musica – che si inserisce nella storia. E non si tratta di nessun genere di musica in particolare; come ha detto Duke Ellington, esistono solo due tipi di musica: la buona musica e la cattiva musica.
Voi, i cineasti, i grandi storyteller, in qualche modo completate la mia musica: i progetti di centinaia di milioni di dollari a cui lavoro servono unicamente per scriverci la mia musica sopra… [ride] A parte gli scherzi, ciò che noi storyteller facciamo è raccontare la storia dell’umanità: chi siamo, chi eravamo e chi vorremmo essere, e cosa vorremmo essere. Viviamo in tempi assurdi, il mondo stesso è un posto totalmente folle… Lavorando ai progetti più diversi – dal documentario di David Attenborough all’ultimo film di Spongebob – sento che questi sono animati dalla stessa preoccupazione costante su come sopravvivremo, intendo proprio come specie. Quello a cui sono interessato è raccontare la storia di ciò che eravamo e di come abbiamo rovinato tutto, ma voglio anche raccontare la storia di ciò che possiamo essere. Anche per questo sono molto interessato alla fantascienza: ogni film di fantascienza è collegato all’idea di nostalgia. C’è sempre qualcosa nel genere che ci tocca nel profondo perché sembra riecheggiare qualcosa dal nostro passato. Continuo a pensare che sia molto importante guardare al futuro… Ciò che si dimentica facilmente è che la musica è veramente un prodotto della tecnologia. Pensate ad esempio al violino, che è il più sofisticato pezzo di tecnologia del suo secolo, quanto di più complicato l’uomo potesse creare in quel momento: era comunque un pezzo di tecnologia al servizio dell’arte, dell’esprimere noi stessi, del fare musica.
Io sono figlio del ventesimo secolo, il secolo in cui ha visto la luce quella cosa chiamata computer… Con esso puoi fare tantissime cose, ma io ho deciso di corromperlo e farne uno strumento musicale. Col computer, con i sintetizzatori, abbiamo sostanzialmente altri colori da aggiungere alla musica, colori che l’orchestra tradizionale non può fornirci: si tratta di vero progresso. Ho visto segni evidenti di questi traguardi anche nell’animazione, quando essa ha cominciato ad abbracciare la tecnica digitale. Ho sentito che arte e tecnologia stavano tornando insieme, perché quest’ultima era tornata al servizio degli artisti. E l’arte per me è vitale: l’arte unisce, l’arte fa crollare i muri…
Artisti, siate creativi, competitivi, rivoluzionari, ostinati, provate cose nuove, cose pericolose e poi trovate persone come Mireille Soria [NB: produttrice della Dreamworks Animation che ha lavorato con Zimmer, tra l’altro, in Spirit – cavallo selvaggio e nei tre Madagascar] che sono d’aiuto per tutto questo. Non so di preciso quanti film abbiamo fatto insieme… Vi racconterò solo un episodio a dimostrazione della nostra amicizia. Lavoravo a un film intitolato The Road to El Dorado (La strada per El Dorado). Avevo letto la sceneggiatura mentre mi dirigevo a un meeting per discutere del film e c’era anche Mireille. Una volta arrivato, dissi che avevo una grande idea per il finale, ma mentre stavo finendo di raccontarla mi dissero: “Tu non hai letto la sceneggiatura!”, e io risposi: “Ma certo che l’ho letta”, e loro: “No, non l’hai letta, hai completamente frainteso le intenzioni originarie!”. Mireille ha cercato naturalmente di salvarmi dall’imbarazzo, perché salvarci è la volontà dei produttori…
Ogni progetto a cui abbiamo lavorato assieme è cominciato allo stesso modo: ricevo una telefonata da qualcuno – in questo caso Mireille – che mi dice: voglio raccontarti una storia. Questo mi riporta subito alla mia infanzia, mi riporta a ciò che amo di più, ovvero la situazione in cui qualcuno racconta ad un altro una storia. A volte non comincia propriamente da una storia, ma da una cosa tipo: “Dobbiamo andare in Africa per questo progetto, dobbiamo andare in Madagascar!”. E sono stato sul punto di andarci finché la sicurezza non ci ha detto che saremmo probabilmente andati a morire – e non era davvero una buona idea…
Una delle grandi cose di lavorare in un team, con un produttore affidabile a bordo, è che hai la possibilità di dar voce a tutte le tue più particolari e folli idee: il team le abbraccerà e le renderà possibili. Questo modo collegiale di lavorare è ciò che adoro; ho lavorato con una band, quindi sono molto abituato a questo. Il motto è: “Lavoriamo tutti insieme alla storia!”. “Ma come fai a creare una buona storia?”, è quello che ognuno sembra chiedere. Io e Mireille soffriamo entrambi di insonnia e siamo soliti chiamarci nel bel mezzo della notte, così abbiamo queste conversazioni infinite che io sfrutto sempre per trarne una conoscenza, qualcosa di utile. Una volta le chiesi: “Come fai a fare un buon film?” Lei rispose: “E’ facile. Tutto ciò che devi fare è sostenere il tuo personaggio principale”. Io credevo intendesse dargli da mangiare e trovargli un posto per dormire… Invece no, mi disse: “Semplicemente, fintanto che conosci bene il tuo personaggio, non fargli dire cose stupide, non fargli vestire abiti che non sono adatti per la storia. Tutto ciò che conta è il tragitto che percorre il protagonista, il resto viene di conseguenza”. Tutto questo aveva realmente senso per me.
Di solito non lavoro a partire da una sceneggiatura, e questo a maggior ragione in un film d’animazione. Ricordo che per The Lion King (Il Re leone) ho dovuto lavorare praticamente solo su un mucchio di storyboard, disegni con cui i registi Rob Minkoff e Roger Allers cercavano di raccontarmi la storia; e c’erano continuamente nuove idee e cambiamenti: l’animazione in questo senso è un costante “lavori in corso”, e credo che la grande cosa sia proprio questa, perché ci permette di investigare fino in fondo come dobbiamo realmente raccontare la nostra storia. Stiamo rimanendo fedeli ai nostri personaggi? Siamo fedeli alla storia? E ciò si ricollega a quello che ho sempre cercato di fare: tutto in qualche modo è iniziato quando ho esordito come musicista in una band; lavoravamo in questo pub in Inghilterra, vedevo volti nel pubblico che rimanevano impressi nella mia mente. Cominciai a immaginare una storia con protagonista un personaggio fittizio di nome Doris. Ve la racconto… Doris vive a Bradford, ha una certa età, va a lavoro tutti i giorni per sfamare due adorabili bambini. E’ nei guai, il marito l’ha lasciata tanto tempo fa; la vita è difficile, guadagnare qualcosa è molto, molto difficile… Dunque non ha scelta: o va al pub o va al cinema. E quando va al cinema faremmo bene a fornirle l’esperienza che si merita, faremmo bene a trasportarla anche solo per un breve lasso di tempo nel nostro mondo, faremmo bene a condividere il nostro mondo con lei, dovremmo fare qualcosa che onori l’enorme ammontare di fatica di cui si fa carico ogni giorno, e dunque cercare di rendere la sua vita migliore. Questo credo sia il nostro lavoro.
Ogni volta che sento una storia da Mireille – che può essere la storia di Madagascar o quella di Spongebob – mi ritrovo davanti a questo folle mondo di fantasia; ma in esso c’è verità, c’è cuore, c’è qualcosa che riguarda personaggi in connessione fra loro: qualcosa di multiculturale, multietnico, multi-tutto! Sono storie di animali folli… Beh, quegli animali siamo noi. Hanno dei conflitti e fanno in modo di risolverli per sopravvivere. Credo che anche Doris stia cercando di sopravvivere, che stia cercando di far andare i propri figli a scuola in qualche modo; credo anche che Doris avrà un weekend libero stavolta e andrà al cinema, e noi faremo bene a regalarle un’esperienza. Questo è il consiglio che vi do: provate a raccontare una storia, cercate di raccontarla col cuore, di essere onesti e forti al riguardo. Spendeteci le ore; non andate a casa presto se avete un’altra idea. A volte mi ritrovo alle tre del mattino ancora a lavorare e sono circondato da attori, registi, produttori consapevoli del fatto che fare arte richiede tempo. Anche pensare richiede tempo, è vero, mai poi la musica ad esempio è in tempo reale, quindi accade che qualcuno prende uno strumento, inizia a suonare e incanta tutti con la sua musica. Più di saper suonare bene, ho sempre creduto che l’importante per un musicista sia saper ascoltare bene; senza questo aspetto progetti come The Prince Of Egypt (Il principe d’Egitto) o The Lion King non sarebbero mai stati la stessa cosa. In questo consiste la mia vita, e ho deciso di condividerla con voi perché, per quanto mi riesce, cerco di rendere questo mondo un posto più colorato e rumoroso.
Hans Zimmer sta lavorando attualmente al remake in live-action de Il re leone, grazie a cui nel 1994 ha vinto il suo unico Oscar per la miglior colonna sonora. Durante la conferenza il compositore ha menzionato un interessante aneddoto sulla lavorazione delle musiche per il celebre cartoon Disney:
Verso la fine della lavorazione della colonna sonora per The Lion King, avevo intenzione di andare in Sud Africa per registrare i cori. Era due settimane prima delle elezioni generali del Sud Africa e si respirava aria di guerra civile; così ebbi questo meeting estremamente serioso con quelli della Disney. Mi dissero: “Chi finirà la colonna sonora una volta che sarai stato ucciso o arrestato in Sud Africa?”. A me non interessava se fossi stato ucciso o qualcosa del genere, dovevo essere lì. Ma non mi fecero partire. Posso solo riportare i racconti di altri riguardo a ciò che accadde durante le registrazioni… La vita era impossibile per i cantanti ma la musica che hanno tirato fuori è stata magnifica: potete ascoltarla ancora oggi guardando The Lion King, prestando attenzione ai cori.
Oggi sto lavorando alla versione live-action del film, e nessuno può fermarmi stavolta dall’andare in Sud Africa. Ci tengo anche che i bambini che cantarono nella versione del 1994 cantino anche in questa, per celebrare la continuità delle generazioni e la vittoria di un popolo che ha finalmente riavuto indietro la sua terra.
Video della Conferenza (English Version):
Traduzione della conferenza a cura di Davide Leo. Riprese video e montaggio effettuati da Fabrizio Campanelli. Supporto tecnico di Carmelo Aurite.
Si ringrazia per la disponibilità e cortesia enormi la Dirigente responsabile e direttrice del View Conference: Prof. Maria Elena Gutierrez
(https://www.viewconference.it/)
Un ringraziamento speciale al Maestro Hans Zimmer per averci accolto con grande simpatia e parlato di musica con noi dopo la conferenza e scattato alcune foto con la targa di socio onorario conferitagli dalla italiana ACMF – Associazione Compositori Di Musica Per Film.
Foto del concerto di Bruno Lampa di John Montgomery e Hugo Guerra
Foto di Zimmer e i soci dell’ACMF di Fabrizio Campanelli